Lo scenario
Il Piano Urbanistico Territoriale del 1983 nacque dalla volontà di definire uno scenario programmatico e pianificatorio per guidare l'insieme delle scelte regionali e rappresentò l'ideale compimento degli atti di riferimento ed indirizzo regionale quali il Piano di Sviluppo Economico-Territoriale del 1961 e il Piano di Sviluppo Socio-Economico del 1967.
Le strategie
Il PUT 1983 si fondava su alcune strategie complessive:
- ipotesi di "sviluppo"
- uso integrato del territorio
- riequilibrio territoriale e salvaguardie
La città-regione
Il concetto di città-regione, alla base della visione strategica del Piano, ha positivamente influenzato la dimensione infrastrutturale e dei trasporti dell'Umbria, ma non ha di fatto contribuito a quel riequilibrio territoriale, inteso come distribuzione della popolazione e democraticità del sistema relazionale, che pure era tra gli obiettivi fissati.
I punti di forza
Tra gli obiettivi raggiunti dal Piano va segnalato il sistema di tutela territoriale proposto dal PUT, sia come vincoli cogenti - agricolo pregiato, boschi, corsi d'acqua - che come indicazioni programmatiche, quali le zone per i parchi regionali, attuate con la l.r. 3 marzo 1995, n. 9, e quelle di particolare interesse naturalistico ambientale, la cui attuazione in quanto a misure di salvaguardia era affidata al loro recepimento nei piani regolatori comunali.
Alcune criticità emerse
Il Piano non ha risolto alcune criticità croniche del sistema insediativo umbro: le aree marginali hanno "rafforzato" le loro marginalità e quelle forti hanno ancor di più affermato ruoli e primati incontestabili per quantità di popolazione residente, attività produttive insediate, qualità della vita in termini di servizi, e condizioni di accessibilità facilitate per la popolazione residente nelle città maggiori.